scultura

I codici della trasparenza


I CODICI DELLA TRASPARENZA
Azzurra Immediato


Codici
e Trasparenza, lemmi apparentemente paralleli eppur oppositi, consciamente od inconsciamente interpretabili. Ogni codex è filiazione epifanica d’intuizioni e salde costruzioni metodologiche inquadranti i meccanismi precipui di semantiche narrative e funzionali, i cui processi sono per lo più invisibili, mentre la trasparenza ha carattere pluridimensionale, giunge da lontano, spinge verso sentieri ignoti capaci di delineare confini non battuti e, perciò, latori probabili di meraviglia, stupore e svelamenti.

Ciò che non vediamo è, talvolta,

più prezioso di quanto la superficie manifesti.

Fabio Ricciardiello, fotografo e scultore, indaga ne I CODICI DELLA TRASPARENZA, site specific per Adiacenze, la dimensione reale e surreale d’un dialogo paradossale e ontologico tra visibile ed invisibile, pieno e vuoto, relazioni e sintonie stupenti e stranianti interpellando energie ancestrali, percezioni speculari, esoterismi di matrice classica e mediterranea, ove persino l’eco di Artemide Efesia si intravvede e guida l’incertezza del sogno, della realtà, dell’azione e della stasi, fenomeni appartenenti alle profondità del nostro εγώ| ego senza che essi siano palesi.
L’occhio e lo spirito dell’artista inscenano il ruolo attoriale delle opere tramite un ‘serio gioco dell’arte’ che racconta, in limbica sospensione, roboante di percezioni visive e suggestioni altere, le trame di un percorso creativo sublimato dall’arte ma che, invero, appartiene ad ognuno di noi. Un cosmo in miniatura è siglato da I CODICI DELLA TRASPARENZA; elementi vitali come luce, acqua, terra sospingono l’astante nello spazio di Adiacenze, avvicinandolo, ça va sans dire, alla magia inenarrabile che s’innesca tra vedente e visibile, in un interstizio che, come mostrano alcune opere in mostra, è situato nel passaggio dalle sculture agli occhi e dagli occhi alla visione. Dolci tagli, primordiali fessure, diventano passaggio di luce, simulacri, hic et nunc, d’improvvisa apparizione, silente trasparenza mirabilmente sostanziatasi. Le Corazze alloggiate ad Adiacenze divengono inequivocabili mezzi decodificanti un’idea pur derivante da un’icona ma in grado di tradursi in occasione di metamorfosi e legame nel nostro tempo e nel nostro spazio, per una nuova consapevolezza.
Altrettanto si dica per i lavori che, nelle profondità ipogee di Adiacenze, esaltano – per felice ossimoro percettivo e spaziale – quella epifania tanto cara a Fabio Ricciardiello. Cosa vediamo quando osserviamo? Cosa immaginiamo? Ogni opera d’arte dovrebbe avere il compito di interrogare, svelare, indicare una nuova strada interpretativa, per essere estetica priva di cosmetica, oltrepassando il luccichio della superficie ed agguantare qualcosa d’altro. Una sorta di memoria che ha origini lontane, come narrano Anima e Il pranzo della domenica, in cui, la leziosità barocca incontra un oggetto del quotidiano, in una sorta d’affollata solitudine, persa tra memorie, simboli e novelle popolari il cui alveo antropologico esige una ricodificazione, una nuova opacità d’apparizione. E ciò può accadere solo grazie all’azione del pubblico, ospite visibile e soggetto di un nuovo flusso codificato, attuato attraverso la limpidezza dell’acqua, la preziosità della ceramica e delle perle, secondo una sorta di ibrida formulazione alchemica. Nelle profondità di Adiacenze, l’artista invita ad ascoltare il silenzio da cui siamo cinti, entrarne a far parte seguendo un linguaggio cifrato ignoto eppure naturale, abbeverando la creazione, dando vita, visibile, ad un mutamento, improvviso e breve.    Forma. Apparenza. Ingegno. Cre_Azione. Ricciardiello delinea da fotografo e scultore, quel processo indagatore di verità assopite assunte nella sfera della memoria collettiva e primigenia, sollecitando la riscrittura ideale di un abbecedario capace di rileggere quanto non più nitido. La volontà di questa nuova maieutica, d’una generazione epifanica collettiva, ha il potere immaginifico di rendere chiaro ciò che può nuovamente agguantare uno squarcio di presente; pochi attimi, quelli di un fulgido baluginio colorato o quelli di un fugace scorrere dell’acqua tra preziose perle e madre terra, divengono il viaggio costellato di inattesi incipit, di trasparenti visioni lungo una mappa grammaticale che lascia all’emersione dell’invisibile il potere effimero seppur mnestico della meraviglia ritrovata.
La cre_Azione ideale dell’artista ha subito il fascino umano della materia, della luce, dell’acqua, dei simboli, tali da rendere tangibile e replicabile l’agire mediante una convers_Azione corale, sentenza di nuova nascita. Egli afferma:

I codici della trasparenza sono quegli elementi che sommati, formulati,
generano l’intuizione che diventa poi, opera fisica. Un codice che
mi permette di vedere
quanto a molti non appare e di maturarlo,tradurlo, a volte, in esperienza fisica.

Una ricetta segreta che si svela per essere tramandata, trasmutata e profondamente percepita.

 

È forse questo I CODICI DELLA TRASPARENZA? Una sorta di monito, di incantesimo del nostro tempo capace di rendere reale ciò che abbiamo soltanto immaginato, celato al reale? I CODICI DELLA TRASPARENZA, delineano una carta di navigazione nelle pieghe delle Adiacenze interiori, riversandole, come pura acqua, dal mondo delle idee all’universo terreno? Ciò che avviene nelle dimensioni effimere dell’apparizione inconscia e si inabissa poi nelle viscere dell’interiorità ha la forza di affiorare in superficie per restarvi?

I CODICI DELLA TRASPARENZA sono la chiave di volta per fa sì che quanto è invisibile possa trovare salvifico modo d’esser svelato ad ognuno di noi? Cosa vediamo quando nulla appare? È una storia di immagini, materia, presenza, assenza ed immaginazione quella umana. Non resta che mettere alla prova la propria visione, la propria immaginazione, persino la cieca certezza dell’invisibile per poter toccare con mano tutto ciò che non saremmo capaci di far apparire nella realtà.

 

Qui! Ora!
È giunto il tempo di decifrare il desiderio della creazione.

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